Vendemmia e pigiatura
Patrimonio immateriale
“Si iniziava dal primo filare e si proseguiva ordinatamente. Le tinozze grondanti sembrava guardassero quelle mani che entravano ed uscivano dai tralci intrecciandosi e scucendo chicchi turgidi e nascosti, neri come carbone o dorati. Ognuna era piena delle fatiche di tutto un anno, dei sogni, dell’aria pura e della luce che aveva fatto il miracolo di rendere corvini o biondi quei grappoli. C’erano mani che piluccavano freneticamente. Tutt’intorno ronzavano api e vespe. I merli svolazzavano bassi fra i tralci e ciurlavano allegramente. Da una fiaschetta, quando la fatica diventava troppo dura, molte bocche attingevano scintille di energia, sprone necessario per continuare la raccolta. Ad una certa ora, in un angolo vicino al pozzo, tra il frusciar di canne, il ronzar di vespe, lo scalpicciar di muli, il ragliar d’asini, il belar di pecore e il muggir d’armenti, con un semplice soffritto di peperoni e patate, un pezzo di salame e un po’ di pane nero, si risolvevano, alla buona, i problemi dello stomaco. Le mani erano sporche e appiccicose, le bocche assaporavano il contrasto tra il dolce e l’amaro. Si parlava di questo e di quello: dell’annata che, in fondo, non era proprio male, del tempo che era stato bello e ci aveva messo del suo, delle botti che, benché pulite perbene, sciacquate e risciacquate, sapevano sempre un po’ di legname. Qualcuno affermava che ci volevano botti nuove, ma costavano un occhio della testa. Poi iniziava il tormentone delle tasse che erano sempre pesanti e salate, dell’esattore che era sempre puntuale, dei padroni, beati loro, che non avevano problemi di quel tipo. Si passava, poi, varie ed eventuali. La peronospora, la moria delle galline, la brutta “Rossa malupilo” che ficcava il naso in tutte le masserie, la ragazza che se n’era andata con il fidanzato, la festa di Sant’Antonio che era stata più bella del solito, la prossima fiera di Calitri, ultima dell’anno, la guardia campestre che si faceva vedere ad Oscata solo quando doveva arraffare qualcosa, diventavano argomenti di conversazione triti e ritriti.”